Con il Decreto Dirigenziale n. 23898 del 12 agosto 2025, la Regione Campania ha riconosciuto e iscritto 45 elementi culturali immateriali all’interno dell’Inventario del Patrimonio Culturale Immateriale Campano (IPIC), dando nuovo impulso alla salvaguardia delle tradizioni popolari, religiose e sociali del territorio
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L’elenco comprende celebrazioni, espressioni, saperi e pratiche agro-alimentari che raccontano l’identità e la ricchezza culturale delle comunità campane, dalle grandi città ai piccoli borghi.
Celebrazioni e riti
Tra i riconoscimenti spiccano alcune delle feste popolari più radicate, come il Carnevale di Saviano, il Carnevale Aceranno, la Processione del Venerdì Santo con i flagellanti di San Lorenzo Maggiore, la Festa del Maio di Santo Stefano a Baiano, la Via Crucis vivente di Cervinara, il Palio della Stuzza di Castellabate e i festeggiamenti in onore di San Pantaleone a Salerno.
Grande attenzione è stata rivolta anche alle tradizioni religiose: dal Culto di Sant’Anna a Bacoli alla Festa Madonna della Neve di Torre Annunziata, fino al rituale delle cente in onore di Cosma e Damiano a Eboli.
Espressioni popolari
Rientrano in questa categoria il Carnevale cervinarese, i Li squacqualacchiun di Teora, la Zeza di Cesinali, la Lanterna di Rotondi e il dramma sacro dei Santi Placido e Benedetto a Campolattaro, a conferma della vitalità del teatro popolare e delle forme spettacolari comunitarie.
Saperi e mestieri
Accanto alle celebrazioni, l’IPIC tutela anche i saperi tradizionali: tra questi l’arte del tombolo di Montefusco, l’intreccio delle palme a Conca dei Marini e la storica ceramica vietrese.
Cultura agro-alimentare
Non mancano le pratiche legate al cibo, parte integrante della cultura campana: la coltura della nocciola di Marzano di Nola, la mitilicoltura del Lago Fusaro a Bacoli, la cultura castanicola del Cilento e degli Alburni (Castanea), fino alle tradizioni gastronomiche come i Cicci di Santa Lucia di Atripalda e la storica Fiera della Frecagnola di Cannalonga.
Un patrimonio vivo
Con questa nuova iscrizione, l’IPIC diventa sempre più un archivio vivo della memoria collettiva campana, rafforzando il legame tra comunità, istituzioni e associazioni locali. Ogni candidatura riconosciuta rappresenta non solo un atto di tutela, ma anche uno stimolo alla trasmissione alle nuove generazioni, affinché queste tradizioni continuino ad essere vissute e tramandate.
La Campania, terra di feste, riti e saperi, conferma così il proprio ruolo di culla del patrimonio culturale immateriale, valorizzando le sue radici per costruire un futuro consapevole della propria identità.