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La città di Cervinara si trova in provincia di Avellino ed è uno dei più importanti centri della Valle Caudina. E’ composta da 11 frazioni: Castello, Ioffredo, Ferrari, Valle, Pantanari, Trescine, Scalamoni, San Marciano, Curielli, Salomoni, Pirozza. Alcuni storici hanno scritto su Caudio (Caudium) antico centro sannita-romano, sforzandosi di trovare una sua ubicazione precisa nei vari centri urbani della Valle Caudina compresa Cervinara. Per capire a cosa corrispondesse Caudio, bisognerebbe tornare con la mente indietro nel tempo. La nostra gente discende da una delle cinque tribù Sannite “i Caudini” insieme ai Caraceni, Irpini, Pentri e Frentani. Popolo di pastori guerrieri a volte anche mercenari.

I Sanniti popolo di nomadi dediti alla pastorizia “in quel tempo abitavano in villaggi sui monti” (Livio 9-13). Questa osservazione di Livio, la fonte più vicina a quel periodo, ci fa capire che a quel tempo non esistevano i paesi che oggi si presentano nella Valle Caudina (le cui origini risalgono all’alto Evo, ergentesi in luoghi più sicuri contro l’attacco dei nemici come appunto i monti).

Da qui è importante fare una distinzione e cioè, che Caudio non era un centro urbanizzato e localizzato in un punto ma un territorio molto più vasto che iniziava presso a poco dalla odierna S.Felice a Cancello e comuni limitrofi (ove sono i resti di quelle che sono le “Tavernole” che videro ospite il grande Virgilio), fino alla gola di Sferracavallo e dall’insieme dei villaggi compresi al di qua e al di là del Taburno ed infine le due città di Saticula e Avella. Una ulteriore puntualizzazione va fatta per quanto riguarda le Forche Caudine e Caudium. Con Forche Caudine si vuole indicare una zona ben determinata e cioè quella compresa tra la gola di Arpaia e la Valle che si apre venendo da S.Maria a Vico, luogo che vide l’agguato ai Romani ad opera dei Sanniti e perfettamente descritto da Livio; Caudium invece è tutto il territorio che vide sorgere la stirpe Sanniti-caudini. (Fonte dott. Cillo Francesco “Le forche Caudine”).

Il rinvenimento nelle frazioni di Valle, Castello e Ioffredo (o Joffredo) di reperti archeologici preromani e romani, conferma non solo la frequentazione, ma la stabile abitazione dell’area sin da tempi remoti. In alcuni sepolcreti, nel territorio di Valle e di Castello, infatti, sono venute alla luce delle mura ed altro materiale la cui datazione è anteriore al III secolo A.C., come pure presenti dovevano essere le “stazioni di posta”, “Starze”, impiegate dagli abitatori preromani durante gli spostamenti e la transumanza tra i vari Oppida (fortezze). Si ricollega ad una leggenda, su cui si fondano le celebrazioni di Cereris Ara, che si tengono l’ultima domenica di settembre.

Il centro più importante dell’allora Caudium (oggi tra Bonea e Montesarchio), era circondata da numerosi tempi, uno dei quali dedicato alla Dea Cerere (Cereris ara), Dea del raccolto o delle messi presso l’odierna Cervinara. Stando a questa ricostruzione, avrebbe quindi tratto il nome dal tempio e sarebbe stata edificata attorno ad esso, dopo la distruzione di Caudium da parte dei Romani, e la notevole vicinanza tra il nome romano e l’attuale indurrebbero a ritenere non peregrina tale spiegazione. I resti del tempio sarebbero rappresentati da qualche colonna interrata tra le frazioni Santa Maria della Valle e Castello. Tuttavia, essendo il territorio comunale ancora oggi ricco di boschi, presumibilmente frequentato in passato abbondantemente dalla selvaggina, non è da scartare l’altra tesi, di Domenico Capolongo, anch’essa verosimile, che basandosi sulla presenza di cervi, ritiene che Cervinara, derivi da “terra di cervi” o “ara cervis”, cioè altare dei cervi. Non a caso, proprio un cerbiatto appare sullo stemma comunale.

Tale tesi, però, contrasta con la circostanza che in passato tutta la zona era malsana: uno storico, infatti, fece riferimento alla cattiva qualità dell’aria di Cervinara, tanto che la denominazione “Cervinaria”, impiegata in un’antica Cronaca del Monastero di Farfa, ivi proprietaria di un terreno, era riferita agli insetti tipici delle paludi, detti appunto Cervi volanti, cioè “cervi in aria”. Per tale motivo, vi è chi si spinge ancora oltre, ricollegando l’etimo a vasti campi aperti, che godono di un’enorme aria, color cervino, quindi cervinia, da cui Cervinara.

Neanche da escludere, infine, è la quarta tesi, che fa discendere il nome del paese da una “cella vinaria”, cioè una cantina per la conservazione del vino, facente parte di una proprietà rurale monastica. Tale tesi troverebbe conforto nel fatto che il primo documento relativo al paese, del IX secolo, di cui diremo tra poco, nel Chronicon Vulturnese, è relativo ad uno scambio di terre tra i monaci di San Vincenzo al Volturno ed il Principe longobardo Sicardo.

Ad ogni modo, quale che sia la giusta tesi, il tempio pagano dedicato alla Dea Cerere, venne trasformato in cristiano, ed attorno ad esso cominciarono ad addensarsi delle abitazioni, in aggiunta a quelle già presenti, se già edificate.